Bonus 100 euro in busta paga: come funziona

I lavoratori, se posseggono determinati requisiti, possono ottenere un bonus di 100 euro al mese che viene accreditato in busta paga: tutti i dettagli
In passato si chiamava bonus Renzi, oggi ha perso questa nomea, ma continua a restare e ad essere un buon vantaggio per i lavoratori dipendenti. Quest’ultimi possono ottenere un bonus di 100 euro anche nel 2023 grazie ad una misura voluta dal Governo per ridurre il peso delle tasse su chi ha un lavoro come dipendente.
È un contributo che non spetta a tutti, ma solo a chi possiede determinati requisiti che hanno subito delle modifiche da quando è stato introdotto per la prima volta il bonus: scopriamo come funziona il beneficio, come viene erogato e come richiederlo.
Bonus 100 euro, che cos’è
Il bonus di 100 euro in busta paga altro non è che un’integrazione al reddito a cui possono accedere i lavoratori dipendenti. In passato questo contributo prendeva il nome di Bonus Renzi ed ammontava a 80 euro.
Oggi il trattamento integrativo in busta paga è stato confermato dalla nuova Legge di Bilancio e meglio conosciuto come bonus IRPEF. L’obiettivo è quello di aumentare il compenso ottenuto dai lavoratori e di permettergli di avvertire meno il peso delle tasse e dell’aumento del costo della vita.
Non tutti hanno diritto a 100 euro di integrazione, ma la somma è variabile in base al reddito percepito. Il beneficio non viene calcolato nella formazione del reddito.
Non è necessario effettuare una domanda per ottenere il contributo, poiché questo viene riconosciuto automaticamente a chi ne ha diritto. Pertanto, viene accreditato in busta paga senza che il lavoratore debba effettuare azioni, consegnare documenti o dimostrare la sua posizione.
Bonus 100 euro, chi può ottenerlo

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I lavoratori dipendenti che hanno un reddito che non supera i 15 mila euro possono ottenere il bonus di 100 euro direttamente in busta paga, per un massimo di 1200 euro per intero, senza che sussistano altre condizioni. Al beneficio possono accedere anche coloro che hanno redditi fino a 28 mila euro purché siano presenti determinati requisiti.
Per quest’ultima categoria il reddito viene erogato solo se il totale delle detrazioni fiscali supera l’imposta dovuta, fino ad un massimo di 1200 euro l’anno, ma può anche essere ridotto. In passato erano presenti delle detrazioni fiscali per i redditi fino a 40 mila euro per i lavoratori dipendenti, ma è stata definitivamente abolita.
Per detrazioni si intendono quelle derivanti da familiari a carico, mutui immobiliari e agrari, spese per il recupero del patrimonio edilizio, spese per la riqualificazione energetica degli edifici, spese sanitarie, redditi da lavoro dipendente.
È importante ricordare che possono accedere al beneficio solo i titolari di reddito derivato dal lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente e che posseggono i requisiti dichiarati. Per redditi assimilati si intendono tutti i compensi percepiti dai lavoratori soci delle cooperative, indennità e compensi percepiti a carico di terzi dai lavoratori dipendenti, borse di studio e altri sussidi per lo studio, redditi percepiti per rapporti di collaborazione continuativa, remunerazioni dei sacerdoti, prestazioni pensionistiche e remunerazioni per i lavori socialmente utili.
Oltre ai lavoratori dipendenti aziendali o del settore pubblico, vi rientrano pertanto anche i soci delle cooperative, lavoratori atipici, stagisti e borsisti, revisori di società, amministratori comunali e tanti altri ancora. Restano esclusi i possessori di partita IVA, titolari di redditi professionali e chi percepisce redditi da pensione.
Il contributo può essere anticipato dal datore di lavoro direttamente in busta paga o, in alternativa, viene erogato dall’INPS.
Il contributo permette alle famiglie di poter sostenere il caro vita e comprare ciò di cui hanno bisogno nei negozi e nei centri commerciali che preferiscono. Per trovare quello più vicino a te puoi consultare PagineGialle.