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Differenza tra auto d'epoca e auto storica

Si sente spesso parlare di auto d’epoca e auto storica, ma non si tratta di sinonimi: esiste più di una differenza tra le due. Ecco le cose da sapere sul tema

14-06-2023

Carrozzerie

Spesso auto d’epoca e auto storica sono termini che vengono usati in modo intercambiabile, per indicare genericamente quelle macchine dal gusto squisitamente retrò e dall’aspetto vintage. Ma le due espressioni sono davvero dei sinonimi? In realtà no. Ci sono alcune differenze tra auto d’epoca e auto storica ed è utile conoscerle non solo se si è già tra i fortunati possessori di un veicolo che rientra in queste categorie, ma anche se si sta valutando di acquistarne o venderne uno.

Auto d’epoca e auto storica: quali sono ed esempi

Una certa confusione sul tema è del tutto comprensibile, perché i nomi si assomigliano tra loro ed è facile confonderli. Esiste infatti una macrocategoria chiamata auto storiche dentro la quale per legge rientrano due tipologie di macchine: i cosiddetti veicoli d’epoca e i cosiddetti veicoli di interesse storico e collezionistico.

Iniziamo allora dalle auto d’epoca. Secondo l’articolo 60 del Codice della strada, le vetture e i motoveicoli che rientrano sotto questa denominazione sono stati cancellati dal Pubblico registro automobilistico e sono destinati all’esposizione in musei, locali o spazi pubblici e privati di altro genere.

Le auto d’epoca, dunque, non possono più essere usate per circolare liberamente su strada come si farebbe con qualunque altra macchina. Anzi, il loro transito in città o altrove è consentito (tramite una speciale autorizzazione rilasciata dalla Motorizzazione) solo in occasioni particolari, come manifestazioni e raduni autorizzati. In questi casi le auto d’epoca vengono provvisoriamente dotate di una targa, che va esposta.

Insomma, possiamo dire che le auto d’epoca sono dei veri e propri pezzi da museo o da collezione: infatti, è molto importante che mantengano intatte le caratteristiche originali della casa costruttrice. Sempre per questo motivo l’eventuale restauro di un’auto d’epoca è una questione di affrontare con competenza e attenzione.

Un esempio di auto d’epoca è la Lamborghini Miura esposta al museo The Wolfsonian-FIU a Miami. Considerata la prima auto supersportiva, è disegnata da Marcello Gandini ed equipaggiata con un motore da 300 CV. Un altro esempio è l’Alfa Romeo Duetto, che si vede anche nel film Il Laureato: prodotta dal 1966 al 1994, è soprattutto la prima serie (detta “osso di seppia” per la sua forma) a essere apprezzata e ricercata dai collezionisti.

Le auto d’interesse storico e collezionistico sono invece più simili alle auto comuni che si usano per circolare. Cosa significa? Che sono certamente delle auto datate e di interesse collezionistico, ma che sono anche perfettamente funzionanti e possono girare liberamente su strada, a patto ovviamente che siano manutenute in modo corretto e che rispettino le norme vigenti relative alle emissioni. Ricapitolando, quindi, l’auto di interesse storico può circolare liberamente su strada, l’auto d’epoca invece no: questa è la prima differenza.

Differenza tra auto d’epoca e auto storica

yilmazharmanci / Shutterstock.com

Ma quali sono le altre differenze tra auto storica e auto d’epoca? Un punto interessante riguarda l’età, o meglio, i criteri presi in considerazione per far rientrare il mezzo nella prima o nella seconda categoria. Un’auto diventa storica dopo vent’anni di età, invece per parlare di auto d’epoca occorre che la sua produzione sia avvenuta almeno trent’anni prima della sua iscrizione ai registri dell’ASI, Automotoclub Storico Italiano (ASI). Anche le auto storiche possono essere iscritte a questi registri o a quelli di altri enti analoghi riconosciuti, così da avere ufficialmente lo status di auto di interesse storico.

Come accennato, però, l’età non è la sola condizione presa in esame, in modo analogo a quanto accade anche con le moto d’epoca. Contano moltissimo anche il modello, lo stato di conservazione, il numero di auto dello stesso tipo in circolazione e la rilevanza in termini tecnologici, estetici, culturali o sociali.

Insomma, viene soppesato il valore dell’auto nel suo complesso, materiale e immateriale. Se questo valore è effettivamente accertato e significativo, allora il proprietario del mezzo può richiedere e ottenere il certificato di rilevanza storica, l’attestato ufficiale che certifica la storicità e il valore della macchina.

I vantaggi delle auto d’epoca: differenze

Il certificato di rilevanza storica è rilasciato da Automotoclub Storico Italiano, Storico Lancia, Italiano FIAT, Italiano Alfa Romeo o Storico FMI. Non è un documento obbligatorio, ma permette di accedere a dei vantaggi fiscali. Le auto con più di vent’anni hanno infatti delle agevolazioni relativamente al pagamento del bollo auto, pur con delle differenze da regione a regione, mentre quelle con più di trent’anni sono esentate totalmente e devono solo pagare una tassa di circolazione. Anche l’imposta provinciale di trascrizione, cioè la tassa che si paga al passaggio di proprietà, è più contenuta nel caso delle auto storiche con almeno trent’anni.

Un’ulteriore differenza tra auto d’interesse storico e collezionistico e auto d’epoca riguarda l’assicurazione. Le auto d’epoca, come detto, non circolano su strada: per loro esistono dunque delle polizze assicurative specifiche. Le auto di interesse storico, invece, circolano ancora su strada. Dunque, in questo caso, come funzionano e quanto costano le assicurazioni? In genere sono polizze economicamente vantaggiose: il premio fisso ha infatti una tariffa agevolata, con l’inclusione della garanzia di non subire rincari in caso di incidente.

Un’auto di interesse storico certificato, inoltre, acquisisce un buon valore di mercato in caso di vendita. Cerca su PagineGialle le concessionarie della tua zona e ottieni subito tutte le informazioni a riguardo.

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