Cucina sarda: 10 piatti da provare
Porcetto arrosto o seadas? La cucina sarda non smette mai di stupirci con ricette tipiche invidiatissime a cui non dire mai di no
La Sardegna è il paradiso italiano per eccellenza per coloro che amano il mare e le spiagge; al sud le terre incolte e quasi selvagge dove prenotare un agriturismo con maneggio e al nord la vita notturna e le location esclusive della costa Smeralda dove avere l’imbarazzo della scelta sugli hotel a cinque stelle. per trascorrere in pieno relax la vacanza. Ma la Sardegna è anche cultura, tradizione artistica ed enogastronomica.
Non è facile sintetizzare la gastronomia sarda in soli dieci piatti, abbiamo a che fare con un’isola del Mediterraneo con particolari caratteristiche storiche, una terra influenzata da 2000 km di coste.
Proviamo però a parlare dei piatti più conosciuti, quelli più apprezzati, che ti fanno dire: in Sardegna non puoi non assaggiarlo!
Prodotti tipici sardi
Ricordiamo che la tradizione sarda è tipicamente contadina e pastorale e quindi anche la cucina tipica riprende queste peculiarità nei suoi ingredienti. E allora vediamo quali sono i 10 piatti tipici sardi:
- il porcetto arrosto, in sardo porcheddu: probabilmente si tratta del piatto sardo più famoso, quello che tutti conoscono e che nessuno si perde di assaggiare una volta approdato sull’isola. Per preparare il porcetto serve un maialino da latte, che deve pesare dai 4 agli 8-10 kg al massimo e avere tra i 40 e i 60 giorni di età. Viene cotto in verticale, su uno spiedo in legno, a fuoco lento in un letto di foglie di mirto. Questo perché, se cotto in orizzontale, la carne perde tutto il suo gusto, lasciando andare i liquidi che gli danno appunto il sapore unico. La maggior parte della cottura avviene dalla parte delle costole, quando il caldo arriva alla cotenna e inizia a staccarsi la carne, bisogna girare il maialino, fino a farlo diventare croccante;
- i culurgiones di patate: sono dei ravioli che si riconoscono per la chiusura a spiga. L’impasto utilizzato per la preparazione è fatto con semola di grano duro e acqua. Il ripieno tipico è di patate, aglio, menta e pecorino fresco e vengono poi conditi con del semplice sugo di pomodoro e pecorino stagionato grattugiato. Insieme ai maloreddus, è tra le varietà regionali di pasta più conosciute;
- la suppa cuata: questo piatto invece è tipico della zona della Gallura, a nord-est della Sardegna. Si tratta della zuppa gallurese, al cui interno si trovano pane raffermo, formaggio fresco di mucca, brodo di carne ed erbe aromatiche. A seconda della zona della Sardegna, vi sono alcune varianti del piatto, ma la ricetta di base è la stessa. Il pane raffermo viene alternato a strati di formaggio e erbe e viene poi bagnato con il brodo di carne. Il tutto viene cotto in forno;
- la burrida: sempre molto diffusa nella zona attorno a Cagliari. Si tratta di un piatto agrodolce a base di gattuccio, un piccolo squalo che viene cotto e condito con olio, aceto, aglio, noci e spezie a piacere. Il piatto è caratterizzato, quindi, da una portata di carne di pesce tenerissima, che si accompagna con una salsa agrodolce molto saporita e cremosa;
- le panadas: preparazione tipica principalmente di due paesi, Oschiri e Assemini. Viene realizzato un guscio di pasta con la semola di grano duro, l’acqua, un filo d’olio e un pizzico di sale. La pasta viene usata per foderare un piatto, solitamente in terracotta, e viene riempita con carne di agnello o manzo, pomodori secchi, carciofi, patate, olio e prezzemolo oppure la carne è sostituita con pezzetti di anguilla. Il ripieno viene inserito crudo o parzialmente cotto, chiuso poi con un tappo di pasta che viene decorata, e il tutto viene cotto poi nel forno;
- le orzidias: sono le attinie, anemoni di mare pescati, passati nella semola e fritti. Hanno dei piccoli tentacolini e, mangiate calde, hanno la consistenza delle ostriche. Si tratta di un piatto tipico sardo molto pregiato e ricercato, raro da trovare;
- i ricci di mare: tipici nella zona di Cagliari, pescati e consumati ogni giorno, dal mese di ottobre al mese di aprile; la pausa serve a consentirne la riproduzione. In città se ne vendono di freschissimi in banchetti da mercato e sono molto buoni mangiati in purezza, ovvero aperti al momento, lavati e degustati così, immediatamente. Un altro modo di mangiare il riccio, altrimenti, è quello di usarlo come condimento della pasta, molto buono soprattutto sugli spaghetti;
- la bottarga: si tratta delle uova di pesce salate e messe a stagionare. Prodotta nella zona di Oristano, chiamata anche oro di Sardegna, per la sua ricercatezza. Ha un costo elevato che deriva sia dalla qualità che dalla lavorazione utilizzata. Il gusto della bottarga è molto deciso, per questo motivo divide chi la assaggia in due fazioni distinte, chi la ama e chi la odia, perché fin troppo saporita. Può essere gustata in diversi modi: si può usare per condire la pasta, il formaggio o la verdura, oppure c’è chi adora mangiarla pura, in scaglie. Fa parte dei derivati dei pesci grassi con più colesterolo pertanto non è indicata per tutte le diete;
- le pardulas o casadinas: dolci sardi realizzati con una sfoglia a base di semola, acqua e strutto. La pasta viene stesa e riempita di ricotta lavorata con uova, zucchero, zafferano e scorzette di agrumi. I dolcetti ottenuti vengono poi cotti nel forno fino a doratura. La sfoglia diventa croccante e contrasta piacevolmente con il ripieno che invece rimane morbido. È uno dei dolci più diffusi in tutta l’isola;
- la seada: dolce tradizionale fatto con la pasta violata, che deriva da un preparato di semola e strutto. Ripieno di formaggio, in genere il tipico pecorino fresco sardo, insaporito con il limone; la cottura del dolce è fritta in padella e, infine, viene condito con miele, i più consigliati sono quello di fiori d’arancio o millefiori, oppure semplicemente con lo zucchero. Le seadas sono tra i più conosciuti dolci italiani.