Surface Piercing: curiosità e rischi dei piercing sottocutanei

Il surface piercing è molto richiesto, ma presenta alcuni rischi: ecco in cosa consiste e cosa bisogna sapere prima di farlo
Con l’espressione surface piercing non si indica la posizione del piercing ma la tecnica con cui un piercing viene eseguito. In particolare questo genere di piercing è sottocutaneo: si tratta cioè di un gioiello inserito sotto la pelle che sporge soltanto in parte (in genere una o due piccole sfere come per il bridge piercing). Il piercing sottopelle viene eseguito in zone molto esposte e in continuo movimento, quindi è soggetto a diversi problemi e rischi.
Surface piercing: come si fa?
Eseguire un surface piercing è, a livello teorico, molto molto semplice, quasi come il classico piercing all’orecchio. Vengono semplicemente eseguiti due fori facendo passare un ago attraverso la pelle, parallelamente all’osso sottostante. Attraverso il foro si fa passare quindi un gioiello, tipicamente una barra di acciaio chirurgico o di materiale plastico speciale che sporgerà soltanto alle sue estremità. Gran parte del gioiello quindi rimarrà sotto pelle: da qui il nome della tecnica in questione.
Nell’eseguire questo tipo di piercing è fondamentale allineare correttamente i fori, dal momento che una barra male allineata con l’osso in corrispondenza del quale il piercing viene eseguito è davvero antiestetica.
La guarigione del surface piercing
E’ noto che questo tipo di piercing sia in assoluto il più difficile da mantenere. Un’enorme percentuale dei tentativi atti a realizzare un surface piercing fallisce nel giro di pochi mesi a causa di un rigetto naturale del corpo o a causa di infezioni provocate da allergie ai materiali utilizzati.
L’alto tasso di rigetto è dovuto al fatto che i gioielli sono esposti a moltissimi potenziali urti e piccoli traumi che renderanno difficilissima la corretta cicatrizzazione della pelle intorno al gioiello. Per ovviare almeno in parte a questo problema sono stati messi a punto negli ultimi anni degli speciali gioielli (con lo stesso principio dei microdermal piercing) progettati allo scopo di agganciarsi alla pelle ed evitare di essere rigettato: prendono il nome di dermal anchor.
Questi gioielli sono formati da una barra a U: dalla lunga barra orizzontale si sviluppano a 90° rispetto a essa due barre più corte al termine delle quali si trova in genere una piccola sfera.
I surface piercing più comuni
Per quanto sia possibile eseguire il surface piercing in moltissime zone del corpo, esistono una serie di “punti chiave” in cui vengono eseguiti più spesso. Questi sono:
- sulla nuca (Nape)
- alla base del collo (Madison)
- sul lato del collo (Neck, Vampire Bite)
- lungo lo sterno in orizzontale o verticale (Sternum)
- sulle anche (Hip)
- sulla parte superiore del polso (Wrist)
- accanto al sopracciglio (Anti Eyebrow)
- sul monte di venere (Venus o Christina)
Alcune curiosità sui surface piercing
Alcuni dei punti in cui vengono eseguiti alcuni particolari surface piercing prendono nome di donna: Madison e Venus. La prima è Madison Stone, che “inventò” il piercing nei pressi delle clavicole.
Il secondo fa riferimento, ovviamente, alla dea Venere, alla quale è dedicata la dolce sporgenza ossea del pube femminile. Al Venus può essere associato un altro tipo di piercing che va a bucare il cappuccio clitorideo: in questo caso il piercing è dedicato alla famosa regina egiziana Nefertiti.
Un tipo di surface piercing estremamente difficile da far guarire è il cosiddetto corset: prevede l’inserimento di una lunga serie di anelli nella pelle ai due lati della colonna vertebrale. Quando la guarigione è completa si fa passare all’interno degli anelli un lungo nastro, che viene incrociato e allacciato come quello di un corsetto settecentesco.