“Sono Paola ho 22 anni e abito in un piccolo paese del Bolognese. Sono tornata a casa da poco, dopo aver trascorso alcuni mesi presso la Casa di Accoglienza di Borgosesia. Il motivo per cui ho scelto, quando ero a tre mesi di gravidanza, di trascorrere lì gli ultimi sei è un po’ complicato.Questa gravidanza non era stata cercata e io e il mio ragaz...
“Sono Paola ho 22 anni e abito in un piccolo paese del Bolognese. Sono tornata a casa da poco, dopo aver trascorso alcuni mesi presso la Casa di Accoglienza di Borgosesia. Il motivo per cui ho scelto, quando ero a tre mesi di gravidanza, di trascorrere lì gli ultimi sei è un po’ complicato.Questa gravidanza non era stata cercata e io e il mio ragazzo, al momento del “test positivo” abbiamo avuto moltissima paura: l’idea di avere un bambino ci sembrava impensabile e inaccettabile. Il primo pensiero è stato quello di interrompere la gravidanza, perché ragionando avevamo concluso che come coppia non eravamo pronti ad accogliere un bambino. Ma, dopo aver fatto gli esami, preparato le carte e fissato il giorno per l’aborto, all’ultimo momento il nostro cuore ci disse di no: non era giusto non dare a nostro figlio la possibilità di nascere, questo ci avrebbe fatti soffrire per tutta la vita. Allora abbiamo deciso di non informare nessuno della gravidanza, tranne mio papà e il vice-parroco, e di far sì che il bambino nascesse per poi affidarlo ad una famiglia adottiva.E quindi, più o meno al terzo mese di gravidanza con l’aiuto del Centro di Aiuto alla Vita locale mi sono trasferita in questa Casa.Credo che trovare questo posto e avere avuto la possibilità di viverci per 6 mesi sia stato per me un miracolo!Giorno dopo giorno mi accorgevo di quanto ero fortunata e di quanto stavo imparando condividendo la vita con le altre mamme, con i loro bambini e lo staff della Casa. Grazie!
Vorrei innanzi tutto parlare dell'atteggiamento iniziale. Ho vissuto in questa struttura per sei lunghi mesi. Il momento dell'accoglienza è stato traumatico, ma apparentemente sono stati tutti gentilissimi, pieni di abbracci e falsi sorrisi. Ho impiegato davvero pochissimi giorni, per capire come andava realmente all'interno della struttura. Tutti ...
Vorrei innanzi tutto parlare dell'atteggiamento iniziale. Ho vissuto in questa struttura per sei lunghi mesi. Il momento dell'accoglienza è stato traumatico, ma apparentemente sono stati tutti gentilissimi, pieni di abbracci e falsi sorrisi. Ho impiegato davvero pochissimi giorni, per capire come andava realmente all'interno della struttura. Tutti coloro, che dovrebbero starti vicino, tutti coloro che ti sorridevano, che ti abbracciavano, e ti davano apparentemente conforto, si sono ben presto trasformati. Un'indifferenza agghiacciante aleggia in questa struttura. Indifferenza prorio da parte degli opertori. Nessuna libertà di informazione, nè di parola... ma solo minacce velate. Minaccia di farti portare via i figli, minacce di scrivere male di te nelle loro relazioni al servizio. Non puoi essere una persona intelligente la dentro, non puoi avere una tua opinione ed esporla, non puoi essere una persona semplicemente "pensante". Sempre trattata da ignorante, da essere inferiore. Ti viene tolto tutto non appena metti piede li dentro, compresa la dignità. Non sei nessuno, e non hai diritto ad avere niente. Su di me sono state dette, e scritte tante cattiverie, tante infamie, tante... troppe bugie. Sono pieni di belle parole, pieni di commozione, ma nulla di tutto questo è vero. Di tutto quello che ti serve, non ti viene dato nulla, o davvero poco. Devi elemosinare qualsiasi cosa, e sentirti rispondere pure in modo scocciato, oppure con superbia. Alzano quel loro nasino, con ari
Quali sono le recensioni per Casa della Mamma e del Bambino ?
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giovanni r.
più di due anni
“Sono Paola ho 22 anni e abito in un piccolo paese del Bolognese. Sono tornata a casa da poco, dopo aver trascorso alcuni mesi presso la Casa di Accoglienza di Borgosesia. Il motivo per cui ho scelto, quando ero a tre mesi di gravidanza, di trascorrere lì gli ultimi sei è un po’ complicato.Questa gravidanza non era stata cercata e io e il mio ragaz...
“Sono Paola ho 22 anni e abito in un piccolo paese del Bolognese. Sono tornata a casa da poco, dopo aver trascorso alcuni mesi presso la Casa di Accoglienza di Borgosesia. Il motivo per cui ho scelto, quando ero a tre mesi di gravidanza, di trascorrere lì gli ultimi sei è un po’ complicato.Questa gravidanza non era stata cercata e io e il mio ragazzo, al momento del “test positivo” abbiamo avuto moltissima paura: l’idea di avere un bambino ci sembrava impensabile e inaccettabile. Il primo pensiero è stato quello di interrompere la gravidanza, perché ragionando avevamo concluso che come coppia non eravamo pronti ad accogliere un bambino. Ma, dopo aver fatto gli esami, preparato le carte e fissato il giorno per l’aborto, all’ultimo momento il nostro cuore ci disse di no: non era giusto non dare a nostro figlio la possibilità di nascere, questo ci avrebbe fatti soffrire per tutta la vita. Allora abbiamo deciso di non informare nessuno della gravidanza, tranne mio papà e il vice-parroco, e di far sì che il bambino nascesse per poi affidarlo ad una famiglia adottiva.E quindi, più o meno al terzo mese di gravidanza con l’aiuto del Centro di Aiuto alla Vita locale mi sono trasferita in questa Casa.Credo che trovare questo posto e avere avuto la possibilità di viverci per 6 mesi sia stato per me un miracolo!Giorno dopo giorno mi accorgevo di quanto ero fortunata e di quanto stavo imparando condividendo la vita con le altre mamme, con i loro bambini e lo staff della Casa. Grazie!
Mostra di piùLenneth R.
più di due anni
Vorrei innanzi tutto parlare dell'atteggiamento iniziale. Ho vissuto in questa struttura per sei lunghi mesi. Il momento dell'accoglienza è stato traumatico, ma apparentemente sono stati tutti gentilissimi, pieni di abbracci e falsi sorrisi. Ho impiegato davvero pochissimi giorni, per capire come andava realmente all'interno della struttura. Tutti ...
Vorrei innanzi tutto parlare dell'atteggiamento iniziale. Ho vissuto in questa struttura per sei lunghi mesi. Il momento dell'accoglienza è stato traumatico, ma apparentemente sono stati tutti gentilissimi, pieni di abbracci e falsi sorrisi. Ho impiegato davvero pochissimi giorni, per capire come andava realmente all'interno della struttura. Tutti coloro, che dovrebbero starti vicino, tutti coloro che ti sorridevano, che ti abbracciavano, e ti davano apparentemente conforto, si sono ben presto trasformati. Un'indifferenza agghiacciante aleggia in questa struttura. Indifferenza prorio da parte degli opertori. Nessuna libertà di informazione, nè di parola... ma solo minacce velate. Minaccia di farti portare via i figli, minacce di scrivere male di te nelle loro relazioni al servizio. Non puoi essere una persona intelligente la dentro, non puoi avere una tua opinione ed esporla, non puoi essere una persona semplicemente "pensante". Sempre trattata da ignorante, da essere inferiore. Ti viene tolto tutto non appena metti piede li dentro, compresa la dignità. Non sei nessuno, e non hai diritto ad avere niente. Su di me sono state dette, e scritte tante cattiverie, tante infamie, tante... troppe bugie. Sono pieni di belle parole, pieni di commozione, ma nulla di tutto questo è vero. Di tutto quello che ti serve, non ti viene dato nulla, o davvero poco. Devi elemosinare qualsiasi cosa, e sentirti rispondere pure in modo scocciato, oppure con superbia. Alzano quel loro nasino, con ari
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